Scuola Campania, la UIL denuncia: 845 posti tagliati, compromesso il diritto allo studio
In Campania si profila un duro colpo alla scuola pubblica. A denunciarlo è la UIL Scuola Rua Campania, che al termine della riunione svoltasi il 10 aprile presso l’Ufficio Scolastico Regionale ha reso noti numeri allarmanti per il prossimo anno scolastico 2025/2026. Secondo quanto riportato, la regione perderà complessivamente 845 posti in organico tra docenti e personale scolastico: 57 ad Avellino, 31 a Benevento, 122 a Caserta, 481 a Napoli e 154 a Salerno.
Una situazione che non solo impatta sul personale scolastico, ma ha conseguenze dirette sul diritto allo studio degli studenti campani. Particolarmente colpita la scuola primaria, dove sono previste forti riduzioni del tempo pieno: la Campania rappresenta infatti il 15% dei tagli previsti a livello nazionale. Un dato che rischia di acuire ulteriormente il divario educativo tra il Mezzogiorno e le regioni settentrionali, come già denunciato in passato dalla SVIMEZ, l’Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno.
“La fotografia che emerge da questi dati è allarmante”, ha dichiarato Roberta Vannini, segretaria generale della UIL Scuola Rua Campania. “Questi tagli rappresentano un attacco diretto alla scuola pubblica statale e un colpo durissimo per famiglie e studenti. Non si può garantire il diritto allo studio con un’organizzazione scolastica ridotta così all’osso”.
Per Vannini, è necessario riconsiderare la centralità della scuola nei processi di sviluppo del Paese. “La scuola deve essere sottratta dai vincoli di bilancio, va valorizzata e potenziata, non indebolita. I nostri studenti meritano un sistema educativo equo e accessibile, non uno che aumenta le disuguaglianze”.
Il grido d’allarme della UIL si inserisce in un contesto più ampio di crescente preoccupazione per le condizioni della scuola pubblica, in particolare nel Sud Italia. Il rischio è che queste scelte penalizzino ulteriormente le aree già fragili, innescando un circolo vizioso che colpisce l’occupazione nel settore e mina le basi di una crescita culturale e civile realmente inclusiva.
La Federazione sindacale annuncia mobilitazioni e iniziative a difesa del diritto allo studio, chiedendo alle istituzioni competenti un’inversione di rotta immediata.
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