Draghi e il Rapporto sulla competitività: il ruolo del Mezzogiorno per il futuro dell’UE

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Draghi e il Rapporto sulla competitività: il ruolo del Mezzogiorno per il futuro dell’UE

  • Mario Draghi è una figura di spicco nell’economia europea, noto per le sue politiche monetarie espansive durante la crisi del 2011 e per il celebre discorso del 2012 in cui dichiarò che la BCE avrebbe fatto “whatever it takes” per salvare l’euro. Questo intervento stabilizzò i mercati e rafforzò la moneta unica. Oggi, l’Europa affronta nuove sfide come i in Ucraina e Medio Oriente, richiedendo un approccio integrato tra le economie del Nord e Europa, compresa l’area mediterranea.
  • Il pacchetto Next Generation EU, con 800 miliardi di euro, mira a ridurre il divario tra le economie del Nord e del Sud, promuovendo in infrastrutture, digitalizzazione e transizione verde. Draghi ha sottolineato l’importanza di un’Europa più unita politicamente ed economicamente, mentre la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, insiste sulla sovranità europea e l’autonomia strategica. L’, sotto la guida di Draghi, ha promosso politiche innovative per ridurre le disuguaglianze regionali, con un focus sul Mezzogiorno come hub strategico per il Mediterraneo.

di Francesco Bellofatto

Mario Draghi è una delle figure più autorevoli nel panorama economico europeo e internazionale. La sua ‘terapia’ europea si è basata su politiche monetarie espansive e misure straordinarie durante la crisi finanziaria del 2011, ma le sfide che l’Europa affronta oggi, come i conflitti in Ucraina e Medio Oriente, richiedono un nuovo approccio integrato che unisca le economie del Nord e del Sud dell’Europa, inclusa l’area mediterranea.

Il famoso discorso di Draghi, pronunciato il 26 luglio 2012 durante la crisi del debito sovrano europeo, ha segnato un punto di svolta cruciale per il futuro dell’euro. In quella occasione l allora presidente della Banca Centrale Europea, dichiarò che la BCE avrebbe fatto “whatever it takes” (“qualsiasi cosa necessaria”) per preservare la moneta unica europea, aggiungendo “…e credetemi, sarà abbastanza”.

Nel 2012, l’Eurozona stava attraversando una crisi finanziaria senza precedenti. Diversi Paesi, tra cui Grecia, Spagna, Portogallo e Italia, si trovavano in gravi difficoltà economiche, con il rischio concreto che potessero uscire dall’euro o subire default sul proprio debito. I mercati finanziari, scossi dall’incertezza, avevano perso fiducia nella capacità di alcuni Paesi di sostenere il proprio debito pubblico, portando a un forte aumento dei tassi di interesse sui loro titoli sovrani. Questo metteva in pericolo la sopravvivenza dell’euro stesso.

Il discorso di Draghi fu una risposta diretta a queste preoccupazioni. Con la frase “whatever it takes”, il presidente della Banca Centrale Europea fece capire ai mercati finanziari che la BCE era pronta a utilizzare tutti gli strumenti a sua disposizione per proteggere l’euro. In particolare, questa dichiarazione anticipava una nuova politica della BCE, il programma (Outright Monetary Transactions), che prevedeva l’acquisto illimitato di titoli di stato dei Paesi in difficoltà, a condizione che questi avessero accettato di attuare programmi di economica.

Il discorso di Draghi ebbe un impatto immediato e potente sui mercati finanziari. La semplice promessa di fare “qualunque cosa fosse necessaria” rassicurò gli investitori e contribuì a ridurre i tassi di interesse sui titoli sovrani dei Paesi più deboli. Sebbene la BCE non abbia dovuto utilizzare immediatamente il programma OMT su larga scala, il fatto che fosse pronto a intervenire convinse i mercati della solidità dell’euro.

La mossa di Draghi è spesso vista come il momento in cui la crisi dell’Eurozona iniziò a stabilizzarsi. La fiducia nel progetto dell’euro fu ripristinata e l’intervento della BCE evitò il crollo della moneta unica.

La frase “whatever it takes” è diventata un simbolo di determinazione nella gestione delle crisi economiche. Ha ridefinito il ruolo della BCE, dimostrando che una banca centrale poteva fare molto di più che semplicemente gestire la politica monetaria, diventando un attore chiave nella protezione dell’integrità economica dell’UE.

Oggi, il Report sulla Competitività dell’Europa 2024 evidenzia le sfide e le opportunità per il futuro dell’Unione Europea, concentrandosi su temi chiave come l’integrazione economica, gli investimenti e il rischio di frammentazione politica dovuto alla crescita dei nazionalismi. Figure come Draghi e la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen sono centrali nel tentativo di garantire che l’Europa rimanga competitiva in un contesto globale sempre più complesso, tra sfide interne ed esterne.

Il pacchetto di investimenti da 800 miliardi di euro, noto come Next Generation EU, è stato promosso come risposta alla generata dalla pandemia di COVID-19 e rappresenta una delle più grandi iniziative di ripresa economica della storia europea. La creazione di un debito comune a livello europeo, un passo senza precedenti, ha contribuito ad una maggiore economica tra i Paesi membri, riducendo il divario tra le economie più forti e quelle più deboli dell’Unione, specialmente tra Nord e Sud Europa.

Draghi, noto per il suo approccio pragmatico durante la crisi dell’eurozona, ha sostenuto la necessità di un’Europa più unita, sia a livello politico che economico, contribuendo a definire una visione in cui l’UE deve investire in tecnologia, digitalizzazione e transizione ecologica per restare competitiva a livello globale. Draghi ha inoltre sottolineato che la stabilità economica dell’Europa passa per un aumento della produttività e un miglioramento delle infrastrutture, specialmente nel Sud.

Von der Leyen, da parte sua, insiste sull’importanza della sovranità europea e sull’autonomia strategica dell’UE, proponendo una serie di riforme volte a ridurre la dipendenza dell’Europa da Paesi terzi in settori chiave come l’energia, la tecnologia e le catene di approvvigionamento. La presidente della Commissione Europea ha anche evidenziato l’importanza della transizione verde, che vede oggi l’Europa come leader globale nel settore delle energie rinnovabili.

L’Italia, durante la leadership di Draghi, ha svolto un ruolo centrale nella ridefinizione delle politiche economiche europee, proponendo soluzioni innovative per ridurre il divario tra le regioni più sviluppate e quelle meno sviluppate del continente.

La strategia UE, per concretizzare la Competitività dell’UE a livello globale, deve partire dalla riduzione del divario economico tra il Nord e il Sud dell’Europa. Le economie del Nord, più sviluppate e solide, tendono a recuperare più velocemente da crisi globali, mentre i paesi del Sud, come l’Italia, la Spagna e la Grecia, spesso faticano a tenere il passo a causa di debolezze strutturali. Questo divario rischia di minare la coesione politica e sociale dell’UE, con il rischio di rendere più difficile l’adozione di politiche comuni efficaci. In tal senso, il Next Generation EU ha rappresentato una delle più grandi risposte europee ai momenti di crisi, alla crisi pandemica, evidenziando come l’attuazione di queste misure dipende dalla capacità di ciascun Paese di utilizzarle in modo efficace per migliorare la competitività e la resilienza economica.

Il Mezzogiorno è stato individuato come una regione chiave per gli investimenti, con l’obiettivo di rilanciare l’economia attraverso infrastrutture digitali, energie rinnovabili e un maggiore sostegno alle . Il pacchetto Next Generation EU prevede significativi investimenti nel Sud per migliorare la connettività e la sostenibilità delle infrastrutture, offrendo una base per una crescita economica inclusiva e sostenibile che potrebbe rendere quest’area un hub strategico per il commercio e la logistica nel Mediterraneo, creando un forte intercambio con il Centro-Europa.

Il Mediterraneo, dunque, gioca un ruolo cruciale nello sviluppo economico e geopolitico dell’Europa, in particolare per il Sud. Il Mezzogiorno, grazie alla sua posizione geografica e alle potenzialità di porti e infrastrutture – che tuttavia vanno completate e messe in rete, tra loro e con i Corridoi europei TEN-T – ha il ha tutte le carte in regola per essere un hub logistico ed energetico strategico nell’integrazione economica tra Europa, Nord Africa e Medio Oriente, con grandi opportunità economiche in settori chiave come l’energia, le infrastrutture, e le rotte commerciali.

Come sottolineato da Draghi, l’importanza di rafforzare i legami economici tra l’UE e i Paesi mediterranei attraverso investimenti in infrastrutture energetiche e commerciali, promuovendo una maggiore in ambito industriale e tecnologico. Questo potrebbe trasformare il Mezzogiorno in una regione di prosperità economica condivisa, con un ruolo-chiave di ponte tra l’Europa e il Mediterraneo.

L’Italia, dunque, deve essere sempre più un attore proattivo nell’UE, promuovendo investimenti nel Mezzogiorno attraverso fondi europei per migliorare le infrastrutture, la digitalizzazione e la transizione verde. Questo contribuirebbe, sul fronte interno, ad una maggiore coesione sociale, e rafforzerebbe l’integrazione economica dell’Italia nel contesto europeo e la sua capacità di contribuire alla sicurezza energetica, alla sostenibilità ambientale e alla stabilità economica del Mediterraneo.

(foto: www.flickr.com – Autore European Parliament – licenza Creative Commons Attribuzione 2.0 Generico)

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