La nuova luna si chiama Transizione Energetica: la corsa allo sviluppo e le nuove rivalità
Nel 2030 il mercato delle tecnologie pulite supererà i 650 miliardi di dollari, guidando lavoro e investimenti. L’Europa deve correre in mezzo a opportunità di crescita e rischi geopolitici crescenti.
I numeri che cambiano il mondo
Secondo l’IEA, il settore dell’energia pulita genererà 8 milioni di nuovi posti di lavoro entro il 2030, e il 20% dei consumi energetici globali sarà elettrico, con una crescita fino al 30% entro il 2030 se saranno rispettati gli obiettivi di Parigi. Inoltre, il boom informatico aumenta la domanda energetica, con i data center che consumeranno circa 1.000 TWh entro il 2026.
La geopolitica degli investimenti
La conquista delle rinnovabili rappresenta anche una sfida strategica: i grandi attori globali come gli USA, la Cina e l’UE si contendono la leadership e le filiere produttive. Chi investe per primo assicura competitività e stabilità; tuttavia, resta il rischio di nuove dipendenze, poiché la tecnologia, oggi fattore di potere, può diventare uno strumento di pressione commerciale.
Tra opportunità e minacce
La transizione crea sviluppo e posti di lavoro, ma solleva interrogativi sulle filiere critiche (minerali, componenti) e sulla sicurezza europea. Occorre un equilibrio tra apertura ai mercati e autonomia strategica, perché i grandi attori internazionali utilizzano energia e innovazione per definire nuovi rapporti di forza.
Insieme o siamo perduti
L’Europa deve accelerare, coordinare politiche e investimenti, e difendere i propri interessi. La corsa globale all’energia pulita può davvero promuovere crescita sostenibile e stabilità, o finirà per alimentare nuove fragilità geopolitiche?
Gianluca Auriemma
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