I vini salernitani protagonisti a Vinitaly: qualità, digitale e sinergie per il futuro del territorio

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I vini salernitani protagonisti a Vinitaly: qualità, digitale e sinergie per il futuro del territorio

L’edizione 2025 di Vinitaly, la celebre fiera internazionale dedicata al vino in corso a Verona fino al 9 aprile, conferma ancora una volta la vitalità e la crescente ambizione del comparto vitivinicolo campano. In particolare, le aziende della provincia di Salerno, protagoniste all’interno del padiglione della Regione Campania, si sono distinte per l’equilibrio tra tradizione e innovazione, qualità e sostenibilità, capacità produttiva e volontà di rete.

Secondo i dati più recenti, il settore vitivinicolo italiano ha registrato nel 2024 un nuovo record di oltre 8 miliardi di euro di export, con quasi 22 milioni di ettolitri spediti oltre confine. Gli Stati Uniti si confermano come primo mercato estero con un incremento del 10,2% in valore. In questo scenario favorevole, anche la Campania ha segnato un importante passo avanti: con una produzione di 614.000 ettolitri, ha registrato un aumento del 30% rispetto all’anno precedente.

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Nonostante la crescita, le sfide non mancano: i cambiamenti climatici, le fluttuazioni dei mercati e l’evoluzione delle preferenze dei consumatori spingono le aziende verso la necessità di una trasformazione digitale intelligente e inclusiva. È in questo contesto che si inserisce il lavoro del PIDMed, Punto Impresa Digitale della Camera di Commercio di Salerno, che durante l’apertura di Vinitaly ha presentato una ricerca dedicata al livello di digitalizzazione delle cantine salernitane.

La ricerca, realizzata in collaborazione con l’Università Federico II di Napoli e il Consorzio Vita Salernum Vites, ha coinvolto 31 aziende del territorio, evidenziando come il tessuto produttivo sia formato in prevalenza da piccole realtà (il 58,2% sono ditte individuali e il 42,3% ha tra 5 e 10 ettari coltivati), con un forte orientamento alla qualità (l’83,9% produce vini DOP/IGP) e alla sostenibilità (il 33,3% possiede certificazione biologica). Tuttavia, solo una parte delle imprese ha adottato in maniera strutturata le tecnologie 4.0: l’e-commerce è presente nel 61,3% dei casi, i pagamenti digitali nel 67%, mentre l’uso di sensoristica di campo e GIS/GPS è ancora limitato al 35,5%.

«Le aziende della nostra provincia sono piccole e distribuite su un territorio ampio, da Positano a Sapri – ha dichiarato Andrea Ferraioli, presidente del Consorzio Vita Salernum Vites –. Siamo una provincia vitivinicola giovane e abbiamo bisogno di differenziarci facendo sistema, anche sfruttando le DOC territoriali come quella della Costa d’Amalfi. Il digitale è un’arma fondamentale per emergere in modo serio e competitivo».

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Ma il potenziale della digitalizzazione si scontra con due barriere principali: la mancanza di competenze tecniche e la scarsa formalizzazione dei processi aziendali. Quasi la metà delle imprese (48,4%) segnala difficoltà nella formazione del personale. Come evidenziato da Andrea Prete, presidente di Unioncamere e della Camera di Commercio di Salerno, il mismatch formativo è ancora più evidente nei settori che richiedono competenze green o digitali: «Per questo stiamo investendo non solo nella formazione diretta alle imprese tramite il PIDMed, ma anche nel rafforzamento delle risorse umane attraverso il sistema degli ITS e percorsi post diploma ad alta specializzazione, anche nell’ambito dell’Agritech».

Una spinta importante arriva anche dal mondo della ricerca e dell’innovazione sociale. Il professor Alex Giordano, direttore scientifico del programma Rural Hack, ha sottolineato che la digitalizzazione non deve limitarsi all’adozione di strumenti, ma deve fungere da leva per la cooperazione: «Il digitale deve essere un catalizzatore per costruire filiere intelligenti, condividere risorse e affrontare le sfide globali in modo collettivo. Solo così le microimprese del vino potranno davvero evolversi».

Il PIDMed di Salerno rappresenta un modello unico in Italia: nato in seno alla rete nazionale dei Punti Impresa Digitale, si distingue per l’approccio “mediterraneo”, basato sull’ascolto delle imprese, la connessione con il territorio e la valorizzazione delle reti locali. Un modello che, come dimostrato da Vinitaly 2025, può diventare un punto di riferimento nazionale nella transizione digitale del settore agroalimentare.

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