Rete dei piccoli Comuni: un’opportunità che dipende dai fondi e da chi li usa
Il ‘presunto innocente’ di oggi sono i piccoli centri del Sud.
Nei giorni della protesta del presidente De Luca, del feroce botta e risposta rubato, della discesa in piazza di centinaia di sindaci del Sud, non possiamo non pensare alle risorse straordinarie delle regioni del meridione, sotto il profilo delle potenzialità attrattive, e del ritardo disperante del suo sviluppo economico e turistico.
Non vogliamo entrare nella materia dello scontro fra Governo centrale e Regione Campania. Non vogliamo discutere, qui, di fondi, di ritardi e di mancanze. Vogliamo, invece, domandarci perché alcuni Comuni, non necessariamente avvantaggiati dalla loro posizione, sono riusciti a tenersi al passo con le grandi località turistiche, pur non potendo competere con esse sul piano dei flussi di visitatori. Vogliamo chiederci perché certe aree sono cresciute, ed altre no. E perché alcune realtà hanno conquistato l’onore delle cronache con iniziative di eccezionale valore in termini sociali, economici, ambientali e culturali, mentre altre si abbandonano fatalisticamente allo spopolamento, al declino, all’ignominia di strade in condizioni da dopoguerra, di aree naturali ignorate, di condizioni di lavoro dipendente da servitù della gleba, e chi più ne ha, più ne metta.
Abbiamo sentito alcuni amministratori di realtà che, per una ragione o per l’altra, si sono conquistate un posto di primo piano nelle cronache dei successi locali, e abbiamo chiesto loro di spiegarci nella maniera più semplice il segreto del loro successo. E un’idea ricorre: quella della ‘rete dei Comuni’.
“Le differenze, la varietà, le mille fantastiche sfumature di una terra dalle vocazioni diverse e dalle storie che si intrecciano tra loro e con quelle di altri popoli”, dice Regina Milo, agerolese, da anni figura di spicco della vita politica della Costiera amalfitana (dove tra l’altro è stata una delle prime donne a imporsi in un contesto dominato da un chiaro e ridondante eccesso di presenza maschile): “Ecco la vera forza della nostra terra, dove i campanili e le piazze diventano casa, famiglia. In un momento storico nel quale si parla di differenziare, credo sia opportuno parlare invece di unità e di sinergia. In questo si nasconde la possibilità di crescita vera di una comunità, nel fare rete e sentirsi squadra. In un territorio dove il settore agricolo e quello terziario si sposano alla perfezione, la rete tra le interne e quelle costiere merita uno sforzo collettivo dei protagonisti di queste realtà, mettendo da parte l’idea che ci siano luoghi meno ‘forti’ di altri, e dove sia impossibile, se non inutile, investire positivamente”.
Dal potere del far squadra di Regina Milo, alla sinergia di Silvano Cerulli, presidente della Pro Loco di Palinuro e uno dei principali protagonisti del formidabile rilancio della perla del Cilento che, dopo i fasti di qualche anno fa, rischiava l’assopimento ipnotico di cui sopra: “In una fase in cui il turismo esperienziale e il turismo naturalistico la fanno da padroni è fondamentale fare rete. I comuni costieri, che guidano l’accoglienza numericamente, devono collaborare, nel reciproco interesse, con i comuni delle aree interne. Questi ultimi, infatti, sono il prezioso scrigno delle tradizioni più autentiche. I luoghi dove assaporare le suggestive e rigeneranti atmosfere di un mondo ancora a misura d’uomo, sereno e incontaminato, che sempre più attraggono i visitatori.” Non a caso proprio in Cilento è rinato il cammino di San Nilo, che consente ai visitatori un’esperienza paesaggistica, culturale ed appunto esperienziale davvero totalizzante, e i cui numeri sono in continua crescita. “Del resto”, continua Cerulli, “basta guardare come l’Ente Regione Campania stia promuovendo e sostenendo con appositi bandi le aggregazioni fra i Comuni della costa e dell’entroterra. Questa sinergia guarda lontano, ed è a mio parere il punto cruciale dello sviluppo turistico futuro.”
Chiudiamo con un’altra realtà eccellente della Campania, e anche qui troviamo un personaggio di riferimento, segno che molto, ma davvero molto, dipende proprio da chi queste realtà le gestisce: Antonio Vella, sindaco di Monteverde. Il paese irpino non ha dalla sua, come Palinuro, il mare, né si trova a ridosso, come Agerola, di uno dei distretti turistici più potenti del mondo. Eppure è riuscito a imporsi come secondo borgo più bello d’Italia nel ‘campionato dei borghi’ indetto dal programma di Rai 3 Kilimangiaro, e a ottenere un premio dell’Unione Europeaper il miglior progetto di accessibilità. Ma anche a organizzare un evento internazionale come il ‘Premio uMani‘, conferito a personaggi come il Principe Alberto di Monaco, la cantante lirica e attrice Katia Ricciarelli, la senatrice Barbara Guidolin.
Nelle parole di Vella, torna una sintesi di squadra della Milo e di valore aggiunto dell’entroterra di Cerulli: “I piccoli borghi sono una risorsa fondamentale del nostro patrimonio nazionale, ma questo patrimonio dev’essere promosso. È chiaro che muoversi da soli sul mercato del turismo è quasi impossibile, ed ecco che lo stare insieme, con una comune visione strategica, può essere la svolta. Del resto, proprio perché piccole, queste località non richiedono un grande investimento di tempo per essere visitate, e allora il concetto della rete diventa ancora più interessante, se si concepisce il turismo in maniera organica, diffusa, strutturando l’offerta in maniera collettiva, e consentendo al visitatore una molteplicità di esperienze sotto il profilo culturale, gastronomico e ludico, con il vantaggio non trascurabile dei costi spesso più contenuti”.
Altre località, che non abbiamo in questo primo resoconto potuto ascoltare, sono impegnate in uno sforzo di rilancio. Pensiamo a Petina, sui Monti Alburni, detti ‘Dolomiti del Sud‘ per la loro bellezza, che si trova al centro di un patrimonio naturale assolutamente eccezionale e che trova nel sindaco Domenico D’Amato un valoroso sostenitore delle risorse ambientali e del rilancio turistico. Pensiamo a Dugenta, dove il lungimirante sindaco Clemente Di Cerbo è stato fra i primi a parlare di metropolitana di superfice, per porre in evidenza la necessità e le opportunità da essa derivanti di una rete di collegamento fra piccoli e grandi centri, e che ora è coinvolta dal passaggio dell’Alta Velocità e dell’Alta Capacità, con previsioni di enorme rilancio economico, demografico e turistico. Pensiamo a Furore, indissolubilmente legata al leggendario e compianto sindaco Raffaele Ferraioli, un uomo geniale che fu probabilmente il primo in Campania ad avere una visione organica dello sviluppo turistico.
Forse abbiamo una risposta alle nostre domande iniziali: l’interazione entroterra-costa, e la rete fra i piccoli Comuni sono opportunità vitali per il futuro economico della nostra regione. Ma, se i fondi contano, e contano!, le persone che li gestiscono contano anche di più.
Ed ecco che subito prende forma un nuovo interrogativo: siamo pronti, al Sud, per fare squadra in un senso più ampio ed organico, come già da tempo si è cominciato a fare al Nord?
Proveremo a rispondere prossimamente anche a questo punto e siccome crediamo noi stessi nella magia del fare lo faremo con qualche esempio, qualche idea e qualche esperienza innovativa da suggerire. E lo faremo presto.
di Flavio Pagano
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